La calcolosi della colecisti è oggigiorno molto diffusa nella popolazione occidentale, interessando il 10-15% della popolazione adulta. In Italia si considera che ne sia affetta 1 persona su 10.
Nel corso degli anni, circa il 30% dei pazienti asintomatici diventano sintomatici. I sintomi principali sono rappresentati dal dolore (la colica biliare) e dalla dispepsia (difficoltà alla digestione, peso postprandiale, nausea). Esistono poi delle complicanze, alcune correlate alla migrazione dei calcoli dalla colecisti nella via biliare, che si manifestano in circa il 3% dei casi e rendono pericoloso il quadro clinico. Tra queste complicanze troviamo: la colecistite acuta, la pancreatite acuta biliare e l'ittero (quando il calcolo che passa nella via biliare la ostruisce e la cute diventa gialla).
LE CAUSE
Molteplici sono le cause che possono favorire l'insorgenza di calcoli. Fino a qualche decennio fa le donne presentavano una probabilità maggiore di sviluppare calcoli rispetto agli uomini: le gravidanze, le terapie ormonali e contraccettive inducono un aumento di colesterolo nella bile e pertanto rendono più facile la sua precipitazione. Tuttavia negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo incremento dell'incidenza nel sesso maschile, dovuto specialmente a variazioni delle abitudini alimentari. Altri fattori che possono aumentare i rischi di calcolosi della colecisti sono: diete eseguite senza controllo e rapido calo ponderale, obesità, diabete, malattie infiammatorie croniche intestinali, malattie ematologiche, malattie da malassorbimento, cirrosi epatica.
IL TRATTAMENTO
Il gold standard per il trattamento della calcolosi della colecisti sintomatica, vale a dire il migliore trattamento disponibile per questa condizione medica, è rappresentato dalla colecistectomia laparoscopica. È nell'ambito di questa soluzione chirurgica che la tecnologia gioca un ruolo fondamentale. Presso la nostra Clinica, infatti, è stata introdotta una metodica di ultima generazione: la colangiografia intraoperatoria a fluorescenza mediante utilizzo del verde di indocianina con risoluzione dell'immagine laparoscopica in 4K (Figura 1).
Figura 1: Immagine intraoperatoria durante colecistectomia laparoscopica con utilizzo della fluorescenza: identificazione dell'anatomia delle vie biliari
I VANTAGGI DELLA FLUORESCENZA
Con il termine fluorescenza si indica la proprietà di alcune sostanze di emettere luce fluorescente dopo avere assorbito fotoni di una certa lunghezza d'onda e il verde di indocianina rientra tra queste. Si tratta di una molecola fluorescente, stabile nel sangue, che non viene metabolizzata nè assorbita, e che viene eliminata molto velocemente dal fegato attraverso la bile (il 95% è eliminato dal flusso sanguigno in 15 minuti). Queste caratteristiche la rendono ideale per lo studio della vascolarizzazione degli organi, per l'identificazione dell'anatomia vascolare e, in particolar modo, dell'apparato epatobiliare tra cui appunto la colecisti e le vie biliari.
Utilizzata da molti anni in ambito diagnostico è diventata ora un prezioso alleato durante gli interventi di chirurgia laparoscopica. Un aspetto su cui soffermarsi, a tale riguardo, è che tale metodica non utilizza alcuna forma di radiazione ionizzante, per cui non è nociva per il paziente.
LE LESIONI INTRAOPERATORIE
delle vie biliari rimangono il problema principale durante l'intervento di colecistectomia con un'incidenza in letteratura, a seconda delle casistiche, tra lo 0.3 e lo 0.7%. La recente implementazione della colonna laparoscopica presso la nostra sala operatoria della Rizzola permette di sfruttare a pieno i vantaggi della fluorescenza: evidenzia con maggior certezza la colecisti, le vie biliari e identifica eventuali varianti anatomiche, riducendo il rischio di complicanze e lesioni delle vie biliari, aumentando ulteriormente la sicurezza durante l'intervento di colecistectomia laparoscopica a beneficio dei nostri pazienti.
Presso la nostra U.O. di Chirurgia Generale vengono trattate tutte le varie tipologie di difetti (ernie) della parete addominale:
- Ernia inguinale: monolaterale, bilaterali e/o recidive
- Ernia crurale
- Ernia ombelicale
- Ernia di Spigelio
- Altre ernie come ad esempio l'ernia sovra-ombelicale
- Patologia erniaria associata a diastasi dei retti
- Laparocele
Queste patologie vengono affrontate sia con tecnica tradizionale sia mediante tecniche mininvasive laparoscopiche che permettono tempi di recupero più veloci, riduzione del dolore postoperatorio con un ritorno più rapido alla quotidianità.
Inoltre grazie alle innovative reti protesiche da noi utilizzate (dove previsto), che hanno la peculiarità di auto-ancorarsi ai tessuti del paziente, non vi è la necessità di utilizzare punti sutura o spirali laparoscopiche per il loro fissaggio. Tutto questo si traduce in una ulteriore riduzione del dolore post-operatorio facilitando la mobilizzazione e quindi il recupero dei pazienti.
ERNIA INGUINALE
Tra le ernie della parete addominale l'ernia inguinale è sicuramente la più frequente specie nel sesso maschile. Si presenta come una protuberanza nella regione dell'inguine a volte asintomatica ma in determinati casi anche molto dolente specie in occasione di determinati movimenti posturali o sotto sforzo. Per lo più la protuberanza è riducibile e scompare con il decubito supino.
È secondaria ad un cedimento per debolezza della parete addominale a livello del canale inguinale dove transita il funicolo spermatico nell'uomo ed il ligamento rotondo nella donna. Con il passare del tempo la tumefazione erniaria tende inevitabilmente ad aumentare di volume.
Il trattamento è sempre chirurgico e da molti anni molto semplificato grazie all'utilizzo di materiali protesici atti a rinforzare la parete addominale a livello della regione inguinale.
A seconda dei casi l'intervento può essere eseguito in regime ambulatoriale in anestesia locale o spinale per via inguinotomica (per intenderci con il taglio in regione inguinale):
Oppure in regime ordinario con tecnica laparoscopica mininvasiva (Trans Abdominal Pre Peritoneal, TAPP).
ERNIA CRURALE
L'ernia crurale, anche conosciuta come ernia femorale, è una particolare tipologia di ernia addominale che, ad un occhio inesperto, può sembrare identica ad un ernia inguinale ma che in realtà origina dal canale crurale, cioè un canale naturale che si trova al di sotto del legamento inguinale a differenza dell'ernia inguinale che origina al di sopra del legamento inguinale.
È più frequente nel sesso femminile a causa della differente conformazione del bacino ed è causata da una debolezza, congenita o acquisita, delle strutture muscolari della parete addominale che normalmente contengono i visceri nella loro sede naturale. Nel caso dell'ernia acquisita, i fattori di rischio sono rappresentati dalla gravidanza, dall'obesità grave e da ripetuti e intensi sforzi fisici.
Il trattamento è esclusivamente chirurgico, viene solitamente eseguito in anestesia locale e prevede un'incisione cutanea in sede inguino-crurale e consiste nella riduzione del contenuto erniario in addome e nella riparazione del difetto parietale attraverso il posizionamento di una protesi in materiale biocompatibile. L'intervento viene solitamente eseguito in regime ambulatoriale, permettendo così al paziente il ritorno a casa in giornata.
ERNIA OMBELICALE
L'ernia ombelicale è la protrusione di una porzione di tessuto attraverso la cicatrice ombelicale. Il tessuto erniato può essere tessuto adiposo oppure anche una porzione di intestino stesso.
La natura del tessuto protruso non è un dettaglio, ma anzi può determinare l'evoluzione dell'ernia e le sue conseguenze. Le ernie ombelicali possono risultare silenti oppure essere la causa di complicanze importanti: proprio per questo motivo, è indispensabile saper identificare e distinguere i vari segnali con cui si presenta.
Dunque, l'ernia ombelicale quando va operata? In tutte le situazioni in cui si vuole definitivamente risolvere la problematica senza aspettare l'insorgenza delle gravi complicanze appena descritte.
Presso la nostra struttura, a seconda dei casi, l'intervento può essere eseguito sia in regime ambulatoriale con tecnica tradizionale (per intenderci taglio cutaneo a livello dell'ernia) sia con tecniche mininvasive laparoscopiche (IPOM, IPOM Plus, TAPP Ventrale):
ERNIA DI SPIGELIO
L'ernia di Spigelio è una delle cosiddette ernie rare della parete addominale. Questo tipo di ernia si annovera tra il 10% di tutte le ernie diagnosticate.
L'ernia di Spigelio, detta anche ernia semilunare, è la fuoriuscita dei visceri attraverso i muscoli della parete addominale che normalmente li contiene. È causata tipicamente da una debolezza della giunzione muscolare fra i muscoli retti e i muscoli larghi dell'addome, punto in cui si incontrano i vasi epigastrici inferiori a livello della linea semilunare di Spigelio.
L'ernia di Spigelio si caratterizza per:
- posizione laterale;
- localizzazione tipica tra il fianco e l'inguine;
- sensazione di puntura e peso nell'area di localizzazione.
Il trattamento di un'ernia di Spigelio è esclusivamente chirurgico.
Esistono vari approcci per questa procedura, i principali sono:
- Approccio tradizionale, con l'incisione sul fianco, pararettale, all'altezza del passaggio tra i muscoli retti e larghi;
- Intervento mininvasivo laparoscopico di minor impatto invasivo e rapido recupero.
DIASTASI DEI RETTI
'Diastasi' significa allontanamento di superfici muscolari od ossee normalmente contigue.
Nello specifico per diastasi dei retti addominali si intende la separazione eccessiva e permanente dei due muscoli retti addominali (destro e sinistro), allontanandosi dalla linea mediana. Quest'ultima è formata da tessuto poco elastico ma molto resistente che, se da una parte rende molto difficile la sua rottura, dall'altra, quando questa avviene, non permette di tornare facilmente alle sue condizioni iniziali.
La causa principale nella donna è la gravidanza. Infatti il progressivo aumento della pressione interna dovuta alla crescita del feto, unitamente alle variazioni dell'assetto ormonale, determinano lo stiramento e assottigliamento della muscolatura addominale; ciò favorisce l'allontanamento dei due muscoli retti e la comparsa della diastasi. Altre condizioni favorenti la diastasi sono l'obesità così come i dimagrimenti importanti che si verificano ad esempio nei pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica.
Le principali conseguenze della diastasi sono:
- comparsa di una protuberanza longitudinale nella parte centrale dell'addome, particolarmente evidente nel cambio di postura da sdraiati a seduti;
- disturbi della colonna dorsale e lombare per perdita delle strutture di sostegno anteriori;
- aumento del rischio di sviluppare un'ernia ombelicale e un'ernia epigastrica a causa dell'assottigliamento della linea alba.
Nei casi più lievi, la diastasi dei muscoli retti può essere trattata conservativamente fin da subito attraverso un percorso riabilitativo che prevede esercizi posturali, esercizi di rinforzo della fascia addominale e dei muscoli del pavimento pelvico. In caso di diastasi dei retti post-parto, la riabilitazione potrà essere iniziata a distanza di alcune settimane dalla nascita.
Il trattamento chirurgico è invece indicato nei casi più evidenti, qualora alla diastasi sia associata un'ernia ombelicale, nelle forme sintomatiche (soprattutto se associate a incontinenza urinaria, instabilità del tronco, lombalgia) e in caso di inefficacia del trattamento fisioterapico dopo sei mesi. L'intervento chirurgico viene eseguito in anestesia generale e può essere eseguito:
- Con tecnica tradizionale (incisione cutanea mediana, successiva ricostruzione della parete addominale semplice sec. tecnica di Rives-Stoppa o complessa utilizzando la tecnica di separazione posteriore delle componenti secondo Carbonell o Rosen e il posizionamento di una protesi in materiale biocompatibile.
- In casi selezionati con tecnica mininvasiva laparoscopica.
A scopo preventivo, dopo il trattamento, è opportuno indossare la ventriera elastica per un mese ed evitare sforzi fisici.
LAPAROCELE
Il laparocele è un'ernia che si crea sulla cicatrice di un pregresso intervento chirurgico addominale.
Tale condizione può verificarsi dopo breve tempo dall'operazione o anche dopo anni. Le cause di questa condizione possono essere molteplici come ad esempio l'età avanzata; i ripetuti sforzi fisici; l'obesità.
Considerando l'invasività dell'intervento in laparotomia, che richiede la ricostruzione e la chiusura di più piani tissutali, la cicatrizzazione di alcuni tessuti può non avvenire correttamente. A seguito di sforzi o della pressione dei visceri addominali sull'area incisa, si potrebbero creare delle zone di minor resistenza, che allargandosi progressivamente, permetterebbero la sua formazione. Grazie all'avvento della chirurgia laparoscopica, molto meno invasiva rispetto al metodo tradizionale, la formazione del laparocele è meno frequente o comunque di dimensioni più contenute.
Nelle prime fasi il laparocele può essere asintomatico, ma visibile e/o pronunciato al tatto. Nelle fasi più avanzate, la sintomatologia prevede:
- fastidio a livello della cicatrice;
- dolore, accentuato da sforzi fisici, come camminate, colpi di tosse e starnuti;
- nausea e vomito.
Quando i visceri erniati non rientrano più in sede, nei casi più gravi può verificarsi un'occlusione intestinale con possibile sofferenza vascolare (ischemia) dell'intestino fuoriuscito. Il chirurgo può, con manovre manuali, riportare in sede il contenuto presente nel laparocele; quando questo non è possibile e sopraggiungono complicanze è necessario intervenire d'urgenza.
Quando non trattato per molto tempo, il laparocele può provocare un'ulcera nei tessuti sovrastanti, diventando più grande e più difficile da operare. Per questo è prassi comune operare in tempi brevi dopo la diagnosi o, se insorto dopo breve tempo dalla prima operazione, a seguito della completa cicatrizzazione dell'intervento precedente.
Il laparocele può essere trattato solo con un intervento chirurgico. Quando possibile, mediante chirurgia mininvasiva laparoscopica, che con piccole incisioni permette di riparare il laparocele. Nei casi in cui il laparocele sia di notevoli dimensioni può essere necessario un intervento in laparotomia, con un'incisione ampia nell'addome.
COMPLICANZE DELL'ERNIA DELLA PARETE ADDOMINALE
Da tener presente che le ernie della parete addominale, in generale, possono generare importanti complicanze, in quanto si trovano a stretto contatto con gli elementi interni dell'addome. Si parla ad esempio di ernia incarcerata (o non riducibile) quando il tessuto erniato non ha più possibilità di rientrare e riposizionarsi nella sede naturale.
Se il tessuto interessato è l'omento o tessuto adiposo, l'operazione chirurgica dev'essere rapida ma non urgente. Se invece il tessuto coinvolto è intestinale, sarebbe importantissimo intervenire in breve tempo per evitare complicanze più gravi:
- Ernia intasata: Comporta il blocco del passaggio degli alimenti, dando luogo a un'occlusione intestinale.
- Ernia strozzata: In questo caso, il tratto intestinale interessato è ormai stretto al di fuori dalla parete addominale a tal punto da bloccare l'afflusso di sangue: si tratta di una condizione molto pericolosa, poichè l'afflusso sanguigno ridotto o del tutto interrotto può portare ad ischemia dei tessuti intestinali coinvolti (necrosi) e alla loro perforazione.
In questi casi l'intervento chirurgico si rende rigorosamente urgente, con l'obiettivo di riattivare la circolazione sanguigna e/o riattivare il normale transito intestinale.